Architetture pelle a pelle

Abstract

L'architettura pelle a pelle riguarda il ripensamento del modo in cui progettiamo città ed edifici, non solo come oggetti che usiamo, ma come spazi che ci toccano. Ispirati dal potere del contatto pelle a pelle nell'assistenza neonatale, dove il tocco di un assistente stabilizza, calma e connette. Gli autori si chiedono: e se il nostro ambiente costruito potesse fare lo stesso?
Questo articolo esplora come gli esseri umani percepiscono l'architettura non solo con gli occhi, ma con tutto il corpo, la pelle e oltre. La sensazione del calore dei mattoni, l'eco dei passi, questi stimoli sensoriali plasmano il modo in cui ci sentiamo, ci muoviamo e ci sentiamo parte di noi. Le città non sono solo mappe ed edifici, diventano parte di noi. Attraverso esempi concreti, come il resiliente campo profughi di Zaatari o la città di Kharkiv segnata dalle bombe, vediamo come gli spazi possano custodire memoria, cura e persino guarigione.
La progettazione urbana moderna spesso ci lascia disconnessi, costruiti per l'efficienza anziché per l'emozione. Gli autori sostengono qualcosa di più umano, più connesso, un'architettura che risponda, protegga e persino conforti, come la pelle. Le città, come le persone, hanno un corpo e un'anima. E forse le città migliori sono quelle che, a modo loro, ci tengono vicini. Non solo luoghi in cui vivere, ma luoghi che ci rendono vivi.