Lo spazio abitativo al tempo del Covid-19: meccanismi adattivi e nuovi habitat per la didattica a distanza (dad)

Alessandra Micalizzi

Abstract


Il COVID-19 e in modo particolare le misure restrittive adottate per il suo contenimento hanno rappresentato un’esperienza antropologica sparti acque tra un “prima” e un “dopo”, per molti ambiti della nostra vita quotidiana. Come tutti i vissuti che richiedono un adattamento, soprattutto quando repentini e condizionati da azioni esterne, anche l’esperienza della quarantena ha avuto un costo, tanto maggiore quanto la relazione con lo spazio abitativo era compromessa: dalle dimensioni, dal numero di abitanti, dall’acquisizione di nuove consapevolezze sulle proprie esigenze in rapporto alla propria casa. Potremmo individuare nello schiacciamento delle sfere sociali in un unico contesto (Ellison, boyd 2007; boyd 2008) – per l’appunto quello abitativo – uno dei primi e più importanti effetti del lockdown. Il cosiddetto collapse context ha interferito sulle dinamiche relazionali all’interno dello spazio abitativo e al tempo stesso con quelle costruite al di fuori di esso. La dad, la didattica a distanza, si è dovuta inserire necessariamente in questo processo con una serie di conseguenze per l’esperienza di apprendimento, per gli studenti coinvolti e per il loro intorno sociale. Il presente paper intende riflettere sul ruolo del contesto abitativo, come risorsa e come limite, all’interno delle pratiche adattive di convivenza e di relazione nel caso specifico della DAD. Si affronterà una riflessione su come lo spazio, per certi versi esposto, celato, involontariamente mostrato, abbia avuto una sua rilevanza per una relazione che nello schermo del computer la sua principale frontiera.


Keyword


abitare, scuola, dad, casa, dimora

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Riferimenti bibliografici


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